“Epocale, strutturale e organica”, la Premier Meloni non ha dubbi sugli impatti che avrà la nuova riforma fiscale per il nostro Paese. Approvata lo scorso 15 marzo, la Legge Delega del Governo ha ricevuto la firma dal Presidente Mattarella e contiene numerosi interventi fiscali.
In particolare, la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società si basa su un principio cardine: ridurre il carico fiscale in capo all’imprenditore che lascia nell’impresa la ricchezza creata, con condizioni in merito agli investimenti nell’occupazione.
Prioritariamente, però, è l’invarianza degli oneri a carico della finanza pubblica che muove la riforma. Pertanto, qualora mancasse il gettito necessario per uno o più interventi, i relativi decreti legislativi entreranno in vigore solo successivamente all’ottenimento della necessaria copertura finanziaria.
Infatti, dalla data di entrata in vigore della legge, il Governo ha 24 mesi di tempo per emanare i decreti legislativi necessari per l’attuazione della riforma fiscale.
La nuova riforma fiscale nasce e si basa su degli obiettivi specifici, di seguito riassunti:
- Stimolare la crescita economica efficientando la struttura delle imposte;
- Razionalizzare e semplificare il sistema tributario riducendo gli adempimenti e i relativi oneri di gestione;
- Assicurare la progressività dei tributi;
- Ridurre l’evasione
Alla luce di quanto detto, vediamo quindi quali sono le principali novità fiscali che interessano IRES, IVA e IRAP.
L’impatto della riforma fiscale sull’IRES
La nuova riforma fiscale mira a rendere l’imposta sul reddito delle società IRES più coerente con le realtà assoggettate all’IRPEF. Questo ha l’obiettivo di rendere neutrale la tassazione nel momento di scegliere una forma giuridica di impresa.
Con questo scopo, si lavorerà per avvicinare il reddito civilistico desunto dal bilancio con il reddito fiscale. Riducendo quindi le numerose variazioni in aumento e in diminuzione che si effettuano in sede di dichiarazione dei redditi delle società.
Si parla poi di una riduzione dell’aliquota Ires per gli imprenditori che effettuano investimenti e nuove assunzioni, per un totale pari al reddito ed entro i 2 anni successivi alla sua produzione. Sul punto va precisato che tale riduzione non si applica qualora gli utili vengano distribuiti.
È inoltre prevista una revisione della disciplina di deducibilità degli interessi passivi, anche attraverso l’introduzione di apposite franchigie, e una riforma in tema di compensazione delle perdite fiscali e di circolazione, per le società che effettuano operazioni straordinarie o consolidamento fiscale.
Ci sarà poi una razionalizzazione della disciplina dei conferimenti di aziende e degli scambi di partecipazioni mediante conferimento. Infine, è previsto un regime speciale per il passaggio di beni dall’attività commerciale a quella non commerciale e viceversa.
La riforma fiscale e il graduale superamento dell’IRAP
Da una riforma fiscale così incisiva, l’IRAP non poteva non essere toccata.
Essendo un’imposta con una base imponibile differente rispetto a quella dell’IRES, l’IRAP resta incompresa e pagata a fatica da molti imprenditori.
Il fatto è che non si basa sul principio della capacità contributiva, ma è stata istituita in sostituzione di vecchie imposte e tasse prive di natura reddituale (come l’ILOR, il contributo per il Servizio Sanitario Nazionale e l’ICIAP, l’imposta sul patrimonio netto delle imprese).
Da qui emerge la mancanza di collegamento diretto tra IRAP e reddito prodotto. Senza scendere nei dettagli di determinazione dell’IRAP, l’obiettivo del Governo è di eliminarla.
La delicatezza si ha poiché l’IRAP è un tributo regolato dallo Stato ma che è attribuito alle Regioni e finanzia la spesa per il servizio sanitario.
La nuova riforma fiscale dovrà quindi effettuare degli interventi per abolire l’IRAP che garantiscano il finanziamento del fabbisogno sanitario.
Come cambiano l’IVA e altre imposte indirette?
La nuova riforma fiscale non è chiara sugli interventi in materia di IVA.
Ad oggi, le previsioni sono molto generiche e sappiamo solo che hanno l’obiettivo di razionalizzazione delle aliquote IVA. Il fine è quello di agire in coerenza con la normativa Europea con il fine ultimo di contrastare l’evasione e l’erosione fiscale.
Il ruolo dell’Europa si sente anche sulla revisione delle imposte indirette. Infatti, il governo vuole intervenire in maniera coerente con quanto stabilito dall’European Green Deal. La nuova struttura e le aliquote della tassazione indiretta saranno infatti mirate all’abbattimento delle emissioni di gas e all’incremento nell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili.